domenica 27 dicembre 2015

Vedrine: il vino biologico della Valtenesi

Dario dell'azienda Vedrine, produttore di vino biologico della Valtenesi














Oggi vogliamo presentarvi il produttore di vino che rifornisce il nostro GAS: Dario cura da 20 anni i vigneti di famiglia nella zona di Polpenazze (BS) e con l'azienda vitivinicola Vedrine produce da 8 anni vino biologico, la cui qualità è stata confermata anche dalla vittoria di alcuni premi.

La genesi

Ma partiamo dal principio. Il nonno della moglie di Dario era un produttore di vino conosciuto nella Valtenesi. Per sua "disgrazia" ha avuto 6 figlie, tutte femmine, e a quel tempo non si consideravano le donne in grado di portare avanti un'azienda. Per questo, conclusasi l'attività del nonno, la produzione di vino si è fermata e alcuni campi sono stati venduti, ma le figlie hanno continuato a curare le vigne.

La passione di Dario, che ha un lavoro in campo elettronico e non ha mai bevuto vino, nasce entrando in una piccola cantina, contenente una vecchia botte in rovere: si chiede se non sia possibile ridare vita alla produzione di vino, ma non ha il coraggio di dirlo in famiglia. Il primo vino viene fatto di nascosto, con uve comprate ai mercati generali, ma poi la passione si fa seria e Dario frequenta diversi corsi per sommelier, per affinare la sensibilità organolettica e creare vini di alta qualità.

Da subito ha deciso di produrre vino con metodo biologico, una scelta innanzitutto etica, mossa dal desiderio di impattare il meno possibile sulla natura. La paura nel compiere questa scelta è stata mitigata dalla sicurezza di avere un altro lavoro, mentre grande sostegno e aiuto sono arrivati dall'amico Silvano Delai dell'Azienda Agricola Biologica L'ulif, con il quale condivide il sogno che tutta l'area della Valtenesi si converta al biologico. E si può dire che, anche se non tutti mossi da motivi etici, molti produttori stanno facendo questo passo.

Ad oggi, l'Azienda Vedrine produce una grappa, uno Spumante Rosè e 5 vini: Groppello, Rebo, Valtenesi Rosso, Chiaretto e Passiflora.

Numerosi i riconoscimenti; il più recente è un premio conferitogli da Legambiente a giugno 2015 presso Expo, come miglior spumante per il Brut Rosè "Nuit Rosa" del 2013 prodotto con metodo classico.

Le vigne

Una scelta che ha fatto subito discutere, è quella di potare le vigne non ad archetto, come da tradizione, ma con metodo francese, lasciando un solo ramo che corre verso sud. Questa tecnica permette una minore produttività, ma garantisce una maggiore qualità; basti pensare che nel biologico si possono produrre fino a 130 quintali di uva per ettaro, ma Dario ne produce solo 70.

Le vigne vengono lasciate inerbite per due motivi: evitare l'uso di diserbanti garantisce che non ve ne siano poi tracce nel vino, mentre l'erba alta aiuta a contenere la peronospera, un fungo che si trova sul terreno e da qui, se lasciato nudo, attacca l'uva. L'erba fa da protezione naturale, rendendo più difficoltoso il passaggio del fungo dalla terra alla vigna.

Lo scorso anno è stato molto piovoso e pessimo per tutti i produttori, ma l'uva di Vedrine ha resistito meglio di quella delle vigne vicine. Tanto da subire un furto di 10 quintali di uva, atto increscioso che si è ripetuto anche quest'anno con il furto dei frutti di mezza vigna.

Per la protezione dell'uva dalle malattie legate all'umidità vengono usati due prodotti, consentiti in agricoltura biologica e a basso impatto ambientale: l'idrossido di rame viene dato prima del temporale, è un prodotto con effetto disinfettante immediato ma che si dilava velocemente; dopo il temporale viene invece spruzzato il solfato di rame, che è più difficile da dilavare. Stiamo parlando di prodotti ben diversi da alcuni fitofarmaci antibotritici accettati nella viticoltura tradizionale, potenzialmente cancerogeni e così tossici che, dopo il loro impiego non è più possibile camminare nel vigneto per tre giorni per evitare intossicazioni e per 40 giorni è vietata la raccolta dell'uva.


La produzione di vino

Il vino durante la fermentazione sviluppa dei solfiti naturali, la cui quantità e tipologia è ancora oggetto di studio da parte dei ricercatori. Per questo non è corretto dire che un vino non contiene solfiti. Prima di tappare la bottiglia, viene inserito dell' azoto gassoso, per eliminare quella quantità di ossigeno tra vino e tappo che potrebbe alterare il vino; sfruttando questa tecnica, è possibile evitare di addizionare solfiti per la conservare il vino. Un'unica eccezione è stata fatta per i vini dello scorso anno, addizionati di solfiti per garantirne la conservazione, ma si tratta, appunto, di un'eccezione, poiché nati da uve cresciute in una stagione molto piovosa. I segni evidenti della presenza di solfiti nel vino, sono il bruciore di stomaco ed il cerchio alla testa che ci disturbano dopo averli bevuti.

E ora un po' di numeri

La quantità di solfiti presenti nei vini rossi Vedrine non supera i 35/40 milligrammi per litro; nel vino rosso biologico sono accettati 100 mg/l, nel vino tradizionale 180 mg/l.

Per gli spumanti i solfiti non superano i 40 milligrammi per litro; nello spumante biologico sono accettati 150 mg/l, nel vino tradizionale 220 mg/l.

Additivi

I vini biologici Vedrine non contengono colle di pesce né prodotti a base di caseina, che spesso sono usati per chiarificare il vino e renderlo più morbido. La chiarificazione nell'azienda Vedrine viene fatta usando la bentonite sterile (argilla depurata e attivata), un materiale più costoso, che rappresenta una delle più importanti evoluzioni in enologia e garantisce una buona protezione del vino.

La colla di pesce, così come le gelatine sintetiche, la gomma arabica e la paraffina sono prodotti vietati nella produzione biologica: questi sono solo alcuni degli additivi che possono essere impiegati nella produzione industriale e tradizionale di vino, sostanze che non è possibile ritrovare in etichetta poiché è vietato per legge scrivere cos'è contenuto nel vino. Dario si sta battendo perché questo assurdo divieto sia abolito e dal prossimo anno, sul suo sito web www.vedrine.it, pubblicherà le informazioni riguardanti i suoi vini e la sua produzione, in un'ottica di massima trasparenza nei confronti dei suoi consumatori.

La certificazione biologica

I vini Vedrine sono certificati biologici: l'organo di controllo passa due volte all'anno in azienda per verificare le piante, la produzione e la documentazione. Gli ispettori vengono scelti da regioni lontane da quella di produzione e alternati, in modo da limitare il più possibile che tra controllato e controllore si instauri un legame, il che potrebbe renderebbe meno rigorose le indagini.

La vendita

La vendita annuale si aggira sulle 7000 bottiglie, acquistabili presso la cantina, tramite i Gruppi di Acquisto Solidale, due ristoranti e il mercatino di natale di Emergency, associazione con cui Dario ha stretto una relazione da molti anni. Dario non fa pubblicità all'Azienda, poiché crede che il valore del biologico possa essere trasmesso solo parlando direttamente con le persone ed instaurando un rapporto di fiducia con esse. Una volta conosciuta l'azienda e provati i vini, il passaparola è la migliore pubblicità.

E per finire, brindisi!

La temperatura di consumo dei vini rossi si aggira tra i 18° e i 20°C, mentre quella del chiaretto tra i 12° e i 13°C.

La tradizione vuole che il vino vada ossigenato una mezz'ora per ogni anno d'età; al contrario Dario consiglia di annusare subito il vino appena stappato per non perdere profumi che si disperderanno poi nell'aria e quindi di ossigenare il vino ma senza esagerare. Per sentire tutti i profumi, ecco il segreto dei sommelier: inspirare mentre si beve ed espirare mentre si deglutisce. Ci vuole dell'allenamento per riuscirci, ma le papille gustative e l'olfatto vi ringrazieranno.

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